“Cosa succede durante una seduta di ipnosi?”, “Che cosa si prova? Come funziona?” sono alcune delle domande che frequentemente le persone mi rivolgono quando si interessano all’ipnosi. Ho la consuetudine di domandare a mia volta che idea - o che impressione – ne abbiano. Spesso mi vengono descritte situazioni che hanno a che fare con aggettivi quali stupore, incanto, divertimento fino ad arrivare a spiegazioni che fanno riferimento a qualche cosa di “magico”. Queste idee ed impressioni provengono dalle rappresentazioni di palcoscenico e corrispondono effettivamente all’ipnosi da spettacolo.
Altre persone mi dicono che quello che più temono dell’ipnosi è la paura del “controllo mentale”, da parte dal terapeuta, ma allo stesso tempo cercano una bacchetta magica che da sola produca dei risultati istantanei. La difficoltà maggiore in questi casi è quella di aiutare le persone a non cadere nella trappola del pensiero magico, ovvero l’idea che problemi complessi possano semplicemente, e poco realisticamente, svanire. Diventa importante allora sottolineare le differenze fondamentali dell’ipnosi da spettacolo dalla tecnica terapeutica.
Per sgomberare il campo da idee tanto diffuse quanto inesatte, ma che possono condurre fuori strada, ricordiamo che quando parliamo di ipnosi clinica, parliamo di una tecnica utilizzata per creare un’esperienza (e non solamente un contenuto) e questa esperienza racchiude aspetti cognitivi, comportamentali ed emotivi. Caratteristiche multidimensionali che rendono difficile descrivere rigorosamente quello che accade quando ci troviamo in uno stato di trance. Per semplificare al massimo si può dire che la trance ipnotica è l’accentuazione di uno stato psichico diffuso, piuttosto comune, ovvero quello in cui si è immersi quando ci si trova in uno stato di rêverie.
Basta pensare ad una situazione che probabilmente è capitata almeno una volta ad ognuno di noi “un fuoco scoppiettante, od un camino acceso, il calore che emana dalle fiamme, un falò nel quale bruciano ciocchi di legno”; guardiamo il fuoco senza veramente vederlo, osserviamo le fiamme che danzano nell’aria, ci troviamo con il pensiero “altrove” in uno stato di trance. Oppure può capitare una sensazione simile mentre stiamo guidando l’automobile su un itinerario che conosciamo a memoria. Senza prestare attenzione, si compiono tutte le azioni necessarie alla guida - manovrare il volante, spostare la leva del cambio, agire sui pedali - il tutto restando sufficientemente connessi all’ambiente circostante ed alla strada che stiamo attraversando.
Mentre guidiamo possiamo però essere completamente “in un altro luogo”, magari stiamo pensando a quello che è successo durante la giornata oppure a quello che andremo a fare nella serata (dissociazione). Possiamo in seguito sorprenderci di essere già arrivati a destinazione (distorsione temporale); ed al nostro arrivo, se qualcuno ci chiedesse se a quel dato incrocio che abbiamo attraversato, il semaforo fosse stato rosso, oppure verde, potremmo trovarci nell’incapacità di rispondere (sperimentazione di una amnesia parziale spontanea).
Dissociazione, distorsione temporale ed a volte amnesia parziale temporanea, sono gli stati che si sperimentano durante una sessione di ipnosi. In modo molto generale si può dire che le attività monotone/ripetitive, che possono venire compiute senza che intervenga massivamente la parte cosciente e volontaria, sono favorevoli allo sviluppo di trance comuni: “trance della vita quotidiana” (danzare, lavare le stoviglie, pulire, disegnare, le attività spirituali, i rituali, ecc. gli esempi sono numerosi ed è impossibile elencarli tutti).
Quello che differenzia queste esperienze della quotidianità, da una trance indotta durante una sessione di ipnosi, sono il livello di profondità e l’utilizzo che ne viene fatto. Chi si rivolge ad un terapeuta, in genere, ha già un’idea del proprio problema e di cosa deve fare, ma non ha accesso alle risorse che gli permetterebbero di risolverlo. L’ipnosi offre il mezzo per concentrare in modo intenzionale l’attenzione su ciò che conta per mobilitare le risorse, e le abilità necessarie, per far fronte efficacemente alle sfide della vita.
Durante il tempo della seduta diventiamo gli attori e gli spettatori del nostro teatro personale. Veniamo accompagnati a vivere le esperienze come se fossero reali, per il tempo in cui ci si trova nello spazio ipnotico; il vivere diventa agire, l’azione nell’immaginario.
In terapia, lo stato ipnotico viene utilizzato per permettere alla nostra parte conscia di lavorare in stretta connessione con la parte inconscia. Si tratta di un’esperienza intima, che coinvolge i differenti canali sensoriali, la vista, udito, tatto, olfatto ed il gusto; un percorso che conduce all’incontro tra nostra parte sociale, visibile, consapevole con la parte più interna, nascosta, privata.
L’invito del terapeuta ad entrare in uno stato di coscienza differente, è un invito a differire nel suo duplice significato. Differire dalla modalità di funzionamento abituale, sperimentando un comportamento radicalmente altro; ma anche a differire muovendosi in un tempo inconsueto, sospeso nel proprio immaginario.
Durante la trance ipnotica avviene il dialogo tra due stati che comunicano tra loro grazie alla richiesta di differire. I contenuti di questo funzionamento sono complementari allo sperimentare la differenza dal proprio funzionamento vigile e cosciente; l’incontro con la propria alterità. Differire rispetto al normale, all’ordinario discostandosi dai ruoli sociali abituali, dai sistemi di rappresentazione e di credenza cui si è legati. Liberarsi dai modelli che strutturano il proprio comportamento e che a volte lo limitano.
L’ipnosi non è sonno … e non è sogno; ci permette il contatto con la forza della libertà presente in ciascuno, l’immaginazione diviene lo strumento per configurare il mondo, il nostro modo d’essere e di comportarci.
Si tratta di una tecnica che accorda fiducia totale alla persona affinché possa trovare la migliore soluzione alle difficoltà e che pone l’accento sull’incoraggiamento ad utilizzarle al meglio per la propria salute. Valorizzando la responsabilità di ciascuno rispetto al proprio benessere, suggerisce l’esperienza di prendersi cura di sé a un livello nuovo e più profondo
L’ipnosi offre questa occasione. Invita ad una sosta, a trovare il tempo di concentrarsi per rientrare in sé stessi, mettere a fuoco quello che c’è di buono in noi, recuperare le risorse utili e positive che non sapevamo di possedere, di amplificarle e di usarle in modi nuovi per star meglio, per scoprirsi migliori, per scoprire la ricchezza e complessità del nostro mondo interiore.
Per concludere si è molto lontani dall’idea iniziale secondo cui la soluzione delle difficoltà avviene grazie ad un intervento esterno del terapeuta che, munito di bacchetta magica libera il paziente, in stato di ipnosi, dalle proprie difficoltà senza intervento da parte di quest’ultimo.
Al contrario partendo dal principio che mente, corpo e spirito sono concepiti come un tutt’uno integrato, l’ipnosi diventa l’azione, l’agire per sé stessi, l’investirsi nel percorso di cambiamento; è lo spazio dove è possibile collegare le esperienze ai processi inconsci per vedere come questi influenzano i propri sentimenti, ma anche dove è possibile osservare gli effetti fisiologici dell’immaginazione sulla mente e sul corpo.
L’ipnosi di per sé non cura nulla. È ciò che accade nello stato ipnotico che attiva il processo terapeutico.
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